19/11/2024
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‘Emergenza 1’ in Catalogna, la siccità richiede immediate contromisure operative e digitali
Nelle ultime settimane, un tema caldissimo ha tenuto banco, tra gli altri, nella cronaca spagnola. La siccità catalana, caratterizzata da tre anni senza pioggia, ha costretto la comunità autonoma a prendere delle misure quantomai drastiche per affrontarla. Chiusura delle fontane, parchi acquatici, docce in spiaggia e razionamento per cittadino sono solo alcuni dei provvedimenti presi per quello che ormai è un codice rosso.
Il Presidente catalano Aragones, durante lo scorso mese, ha definito la momentanea situazione in Catalogna come la “peggiore siccità della storia moderna del paese”, superando addirittura i già gravi numeri della siccità nel biennio 2007-2008, come riportato dal Guardian. Lo scenario, infatti, è tra i più difficili di sempre: alcune aree della regione non vengono irrorate dall’acqua piovana dal 2021 e le riserve idriche sono scese sotto il 16% a gennaio 2024, portando lo stesso Presidente ad annunciare lo stato di Emergenza 1, da venerdì 2 febbraio. Le misure di emergenza coinvolgono 202 comuni, compresa Barcellona, per un totale di oltre 6 milioni di persone, pari a quasi l’intera popolazione catalana.
Già durante la siccità di 17 anni fa, per reagire alla situazione di emergenza, fu progettato il più grande impianto di desalinizzazione dell’acqua in Europa, che ancora oggi fornisce il 33% dell’acqua utilizzata dalla città di Barcellona. Inoltre, fu implementato il riciclo delle acque reflue, dalle quali deriva oggi il 25% della fornitura idrica catalana. Tuttavia, con una siccità sempre più opprimente, il governo locale ha ritenuto urgenti ulteriori contromisure per combattere la nuova contingenza: già in vigore in via sperimentale nel Nord della regione, le nuove misure comprendono la chiusura delle fontane, dei parchi acquatici, delle piste di pattinaggio, delle docce in spiaggia, delle piscine pubbliche e private, il divieto di irrigare i parchi e lavare le auto. Ancora aperte, per adesso, solo le piscine che usano acqua di mare e gli autolavaggi che riciclano l’acqua, mentre saranno usate le acque delle falde sotterranee per irrigare gli alberi.
Inoltre, come riporta il quotidiano El Diario, il consumo domestico giornaliero è stato limitato a 200 litri a persona (equivalenti all’acqua di due docce medie), e non si esclude che, nei prossimi mesi, tale soglia possa essere ridotta addirittura a 180, prima, e a 160, poi. In aggiunta, la disponibilità idrica per gli allevamenti ha subito un taglio del 50% della fornitura, mentre le attività industriali del 25%. Il più colpito, però, resta il settore agricolo, che dovrà rinunciare all’80% dell’attuale quantità d’acqua a disposizione. Un colpo durissimo da incassare, considerando che si tratta del settore che ne consuma di più (circa l’80% della domanda totale). L’assenza di piogge, infatti, ha distrutto i raccolti di uva e olive degli ultimi anni e comportato un aumento del 50% del prezzo dell’olio, oltre che una maggiore richiesta d’acqua per salvare i raccolti. Interessante, infine, è lo spunto lanciato da El Pais, che riporta i dati relativi al turismo di Barcellona: in base ai risultati di una ricerca del comune, il consumo medio idrico per gli ospiti di un hotel a 5 stelle è pari a 545 litri al giorno, per quelli a 4 stelle il consumo scende a 373 litri e in quelli a 3 stelle a 232 litri, segnalando come anche le strutture ricettive debbano essere sottoposte a maggiori vincoli sull’uso d’acqua.
Nel settore delle Utilities, un segnale d’allarme in proposito era già stato lanciato negli anni scorsi, quando le infrastrutture vetuste e le conseguenti perdite di acqua nelle reti avevano già chiamato l’attenzione dell’Autorità sull’importanza di digitalizzare l’intero settore, al fine di proteggere la risorsa. Il Governo spagnolo, perciò, seguendo la linea già avviata in tutta Europa e la roadmap dell’Agenda 2030, ha dato una forte spinta all’adozione di infrastrutture smart, specie nel settore idrico, approvando il Progetto Strategico per la Ripresa e la Trasformazione Economica (PERTE), per la digitalizzazione del settore delle Utilities, che ha mobilitato circa 3 miliardi di euro di fondi pubblici e privati fino alla fine del 2023. Quasi tutte le aziende del settore idrico hanno già iniziato, o stanno iniziando adesso, la digitalizzazione delle loro attività e, nel 2024, è previsto un ingente incremento dell’approvvigionamento di smart meter in tutta la penisola iberica. Il miglioramento delle letture e i benefici derivati dal risparmio della risorsa sono le principali leve che rendono naturale il passaggio dai contatori tradizionali agli smart meter, man mano che la sostituzione si è resa sempre più necessaria a causa dei fattori ambientali.
Con la siccità che ha raggiunto livelli storici massimi e un clima che diventa sempre più duro per le risorse naturali primarie, le perdite devono essere ridotte drasticamente e gli strumenti per farlo sono già sul mercato. La transizione digitale può essere di supporto alla gestione dell’emergenza idrica e noi di Terranova siamo al fianco dei nostri clienti e dei territori con le nostre soluzioni smart, per essere protagonisti attivi di una rivoluzione sempre più urgente e necessaria verso la sostenibilità.
Miglior Prodotto Smart dell'anno
La nostra soluzione TAMM è stata nominata vincitorice della categoria 'Prodotto Digitale dell'anno' dalla rivista spagnola, esperta del settore idrico, iAgua.
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