Il nostro sostegno a Dynamo Camp

Qual è la mission di Dynamo Camp?

Dynamo nasce nel 2007 non con l’obiettivo di curare la malattia, ma di prendersi cura delle persone; quindi, regaliamo opportunità di divertimento serio a chi di solito vive molto in ospedale o comunque passa dei lunghi periodi in terapia. Quindi la nostra mission è un po' questa, divertirci e far divertire.

Il metodo utilizzato a Dynamo è il metodo della terapia ricreativa. Vuoi dirci cos'è e come funziona?

La terapia ricreativa è proprio il nostro metodo scientifico, studiato negli Stati Uniti e poi portato anche in Italia, oltre che in altri paesi. La base di questo metodo è che i bambini, le famiglie o chiunque può sperimentare una bella attività e portarsi a casa ciò che questa attività gli lascia.
Il metodo si sviluppa in una serie di passaggi che possono essere semplificati con quattro S: sfida, scelta, successo e scoperta. Si parla di sfida perché, nonostante non ci sia competizione nell'attività di terapia ricreativa, è una sfida per molti bambini, a volte anche per molti genitori, affrontare determinate attività che sono completamente nuove.
Per fare un esempio, al camp abbiamo una arrampicata che per tanti bambini con disabilità motorie è costituisce una vera sfida con loro stessi.
I bambini hanno sempre l'opportunità di scegliere in base alle attività che proponiamo in base alle loro possibilità: nessuno viene escluso, ma ciascuno può scegliere cosa fare o meno, in base alla fiducia nelle proprie capacità. Solitamente il gruppo di nuovi amici aiuta molto ad approcciare le nuove attività, offrendo un valido supporto anche solo per intraprendere qualcosa di nuovo: questo fa parte proprio del percorso di Dynamo.
La sera bambini e volontari si mettono tutti seduti insieme per ripercorrere la giornata e raccontarsi ogni momento: questo fa sì che i bambini aumentino nella quotidianità la consapevolezza di avere più fiducia in se stessi e nel mondo esterno, portando a volte ad affrontare colloqui di lavoro, prospettive di carriera o più semplicemente a rispondere davanti a un torto subito.
Per noi è importante che per ciascun bambino sia un'esperienza che rafforzi il proprio essere nel mondo, di solito sono bimbi che vivono molto tempo in ospedale quindi non hanno tante opportunità di confronto con quello che è il mondo esterno.

Cosa significa per le famiglie poter venire lì?

Sia per i bambini che per le famiglie è un'esperienza unica, ma per le famiglie ancora di più, perché quelle che ospitiamo hanno figli con disabilità medio-gravi che non sono abituate ad andare in vacanza.
Nei programmi famiglie ci concentriamo sul permettere di migliorare la qualità di vita, creare un network, quindi una rete tra famiglie dove anche dopo il camp si possano confrontare su difficoltà quotidiane sia della malattia, ma anche di quello che poi per tutti noi è la cosiddetta normalità, quindi andare in vacanza, andare dal parrucchiere, andare dal dentista, che sembrano azioni molto semplici, ma non per chi affronta una patologia in casa.

Ci sono attività pensate anche per fratelli e sorelle dei bambini ospitati?

I "sibling", cioè fratelli e sorelle dei bambini affetti da malattia, sono solitamente molto responsabilizzati sulla situazione in famiglia: la malattia non colpisce solo il bambino che appunto ne è affetto, ma tutto il nucleo familiare.
Per questo abbiamo dei programmi anche solo per i “sibling” che possono venire al camp per una settimana e fare un’esperienza che ha come obiettivo quello di renderli leggeri, quindi farli divertire totalmente.
Nelle sessioni famiglie tendenzialmente facciamo sia attività di gruppo, sia attività separati, quindi i bambini con patologia fanno un'attività, i fratelli e le sorelle ne fanno un'altra e a volte anche i genitori hanno dei momenti dedicati solo a loro, questo perché riteniamo che ciascuno si debba sentire importante.

Vuoi farci qualche esempio di alcune attività che fate?

Le nostre attività sono di vario genere, dallo sportivo all’artistico. Il nostro camp è sull'Appennino tosco-emiliano, quindi possiamo godere di spazi verdi molto grandi, e offriamo attività sportive non competitive come l'arrampicata o il tiro con l'arco, attività in piscina, attività con i cavalli e altri animali.
Abbiamo poi una parte di attività più espressive, con laboratori artistici anche con artisti che vengono a donare del tempo, oppure laboratori musicali, di fotografia, come l'ultimo laboratorio che avete sostenuto in questi anni, che sono molto apprezzate soprattutto dalla fascia degli adolescenti.
Infine una serie di attività più digitali come radio, laboratori di DJ set o attività legate al mondo digitale, fotografia, studios, videomaking: sono tutte cose che ai ragazzi piacciono tantissimo e sono molto in linea con quelle che sono le loro passioni oggi.
Quindi ce n'è per tutti, diciamo che ogni anno abbiamo anche attività nuove che inseriamo, quindi possiamo inventarci tutto e la base è sempre che ci sia la terapia ricreativa dietro, quindi un approccio, un metodo a quello che viene svolto.

Cosa rende felici i volontari di Dynamo Camp?

Credo che la cosa più bella e stimolante sia proprio vedere come quando porti un sorriso, poi anche dalle situazioni molto difficili, ritorni un sorriso e ritorna tanta gratitudine.
Penso che questo sia il motore principale per cui tutti noi che lavoriamo in Dynamo poi abbiamo questa felicità che riusciamo a trasmettere perché ce la passano in primis i beneficiari, i volontari, lo staff, ci sono tante tante persone che girano intorno a noi e che ci trasmettono anche questo senso di benessere, non da ultimi nostri donatori con cui condividiamo poi un percorso valoriale, e quindi è per noi anche importante trovare dei partner come voi ad esempio che condividono delle idee e dei valori alla base di un mondo che ci piacerebbe costruire e che stiamo effettivamente costruendo.
Quindi credo sia proprio che siamo circondati da tanto amore e tanto affetto e è naturale essere anche felici di questa cosa.