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News | 5/6/2024

Cos'è e come funziona la filiera gas?

Quando pensiamo al gas, all’energia elettrica o all’acqua, la prima cosa che viene in mente all’utente comune è, probabilmente, la bolletta con i consumi finali e i costi che ne conseguono. Tuttavia, la bollettazione è solamente l’espressione finale di un procedimento molto lungo, che coinvolge diversi attori e che parte da molto lontano. Si definisce, infatti, ‘filiera’ l’intero processo che parte dal momento in cui il gas viene estratto a quello in cui arriva e viene utilizzato nelle case degli utenti finali o nelle industrie. In questo approfondimento, vedremo cosa caratterizza la filiera del gas naturale, che ormai da oltre 40 anni è il combustibile più utilizzato per produrre energia elettrica e termica. 

Il gas non si trova in maniera uguale in tutte le aree geografiche: in Italia, ad esempio, quello presente nei giacimenti nazionali soddisfa solo il 10% del fabbisogno della popolazione ed è, pertanto, necessario importarlo da altri Paesi (nel caso dell’Italia, dal Nord Europa e dal Nord Africa).

Ma quali sono gli step che il gas attraversa prima di arrivare nelle nostre case? In primo luogo, esso deve prima essere estratto e trattato, poi trasportato nei Paesi di destinazione, distribuito e, infine, commercializzato.

L’estrazione

Trovare un giacimento di gas non è affatto scontato. Il gas si trova nel sottosuolo, tra i micropori delle cosiddette ‘rocce serbatoio’, solitamente ricoperte da uno strato impermeabile di argilla, che ne blocca la fuoriuscita e la risalita. Per trovare il gas, è necessario che vengano individuati i punti in cui le rocce serbatoio lo conservano e, per farlo, gli esploratori effettuano dei complessi e costosi studi geologici e geofisici del sottosuolo, con l’obiettivo di creare un modello digitale 3D del sottosuolo.

Una volta individuata una zona idonea e studiate struttura e dimensioni della stessa, si procede con la creazione di un primo pozzo esplorativo, il cui obiettivo è di verificare l'effettiva presenza di gas. Se l’esito dell’indagine è positivo, si passa alla stima della quantità di gas presente. Se anche in questo caso l’indagine mostra dei risultati soddisfacenti (l’estrazione è un processo molto costoso e, se la quantità di gas non è elevata, gli esploratori non danno inizio alla fase successiva), allora si passa al piano di sviluppo, in cui vengono definiti il numero di pozzi di produzione che andranno effettivamente ad estrarre il gas, la loro posizione, la loro traiettoria, il tipo di pozzo, ecc.

Dopo che è stato estratto, il gas viene trattato negli impianti appositi per essere immesso ‘pulito’ negli impianti di distribuzione. Nel caso di quello italiano, ad esempio, il gas ha già un’altissima concentrazione di metano (99%) e, in questa circostanza, il trattamento consiste nel separare la poca umidità naturale del gas dal metano stesso. In altri giacimenti, invece, sono presenti altre sostanze nel momento in cui il gas viene estratto (CO2, azoto, …) e ciò richiede un trattamento è più articolato ed economicamente oneroso. Solo dopo il meticoloso trattamento, viene poi immesso nella rete di trasporto, per essere indirizzato verso le utenze finali.

Il trasporto

Ci sono due modalità possibili di trasporto del gas. La prima, quella principale, è attraverso i metanodotti, una fitta e articolata rete di tubi d’acciaio sotterranei, all’interno dei quali il gas, allo stato aeriforme, viene spinto ad alta, media e bassa pressione. I gasdotti permettono il trasporto d'ingenti quantità di gas, direttamente dal luogo di produzione a quello di consumo, senza bisogno di alcuna operazione di carico e immagazzinamento. La scelta del tracciato di un gasdotto si basa sull’analisi di diverse alternative che dipendono dall’impatto ambientale, dalla sicurezza del trasporto e dalla fattibilità tecnico-economica. È necessario verificare che il tracciato dei gasdotti non interferisca con gli equilibri esistenti e che il gasdotto stesso sia isolato da fenomeni di instabilità, quali, ad esempio, processi di erosione, smottamenti o frane.

La seconda modalità si caratterizza dal trasporto del gas attraverso le navi metaniere: quando non è possibile effettuare il trasporto tramite metanodotto, perché le distanze da superare sono eccessive o bisogna attraversare un tratto di mare troppo lungo, il metano viene liquefatto e trasportato attraverso le navi metaniere. Si stima che circa il 25% del metano mondiale sia trasportato con questa modalità. Il metano, liquefatto a -161°C, ha un volume circa 600 volte minore del gas naturale originario. Una metaniera trasporta mediamente 130.000 metri cubi di metano liquefatto che corrispondono a 78 milioni di metri cubi allo stato gassoso. Tuttavia, i costi di trasporto delle navi metaniere sono decisamente più elevati, poiché occorre effettuare diversi trasbordi: il primo consiste nel trasporto dal giacimento alla costa con un metanodotto; successivamente, il gas viene liquefatto e caricato su una metaniera, dotata di serbatoi isolati termicamente e di sofisticati sistemi di sicurezza e protezione ambientale; arrivato a destinazione, viene scaricato nel terminale di importazione, dove viene riscaldato, riportato allo stato gassoso (attraverso il rigassificatore) e immesso, dopo aver raggiunto un adeguato livello di pressione, nella rete dei metanodotti.

Arrivato nel Paese di destinazione, il gas viene convogliato dai gasdotti primari nella rete regionale e nelle aree adibite allo stoccaggio, che permettono di conservare le scorte di gas che soddisferanno i picchi di domanda (solitamente legati ai consumi invernali). In Italia, il monopolio sul trasporto di gas naturale è detenuto quasi per intero dalla società integrata Snam Rete Gas, che controlla il 94% della rete nazionale e regionale.

La distribuzione

Dalle reti nazionale e regionale, il gas passa a quelle provinciali e comunali, la cui gestione pluriennale è appannaggio dei distributori locali. Tuttavia, prima di essere immesso nei tubi di allacciamento che lo trasportano nelle industrie e nelle case, il metano entra nelle cabine di Regolazione e Misura (le cabine ReMi), all’interno delle quali viene trattato una seconda volta prima di entrare nella rete di distribuzione locale. Innanzitutto, come il nome stesso lascia intuire, tali cabine misurano e regolano il gas. Se per la misurazione ci si avvale di specifiche strumentazioni volumetriche, la regolazione del gas, invece, comporta la riduzione della pressione: il gas, infatti, è sottoposto ad un processo che abbassa la pressione fino ad ottenerne la soglia predefinita.

Oltre a queste due funzioni basilari, all'interno delle cabine ne vengono svolte anche altre:

  • filtraggio: il gas viene ‘ottimizzato’ e vengono eliminate le particelle in formato solido o liquido che possono essere presenti e comprometterlo;
  • preriscaldo: la temperatura del gas viene sempre mantenuta alla temperatura ottimale di circa 5°C. Per scaldarlo, vengono impiegati apparecchi specifici come il circuito di preriscaldo, le caldaie e lo scambiatore di calore;
  • odorizzazione: fondamentale per la sicurezza, in quanto consente di avvertire il caratteristico odore del gas, nel caso ci fossero delle perdite in casa. Per farlo, il gas viene mescolato con sostanze denominate "mercaptani".

Successivamente, il gas diviene pronto per essere immesso nella rete e arrivare alle utenze finali, non prima, però, che il distributore sia certo di mantenerlo ad una pressione tra 19 e 32 mBar, come abbiamo spiegato in questo articolo di approfondimento.

Il punto di confine tra l’impianto di distribuzione e l’impianto del cliente finale, dove l’impresa distributrice riconsegna il gas per la fornitura, viene definito ‘Punto Di Riconsegna’ (PDR). Esso è identificato da un codice univoco nazionale che identifica il punto di fornitura e che il cliente finale può reperire in ogni sua bolletta. Il codice PDR è composto da 14 cifre totali, quattro numeri che corrispondono al codice dell'impresa di distribuzione, codice esercente stabilito dall'Autorità di Regolazione Energia, Reti e Ambiente (ARERA) e altre dieci cifre del codice numerico relativo all'utente.

La commercializzazione

La chiusura della filiera spetta al commercio e alla vendita del servizio gas, che avviene in due fasi. Una prima trattativa, infatti, avviene tra l’azienda importatrice e azienda venditrice: i fornitori acquistano la materia prima generalmente nel mercato all’ingrosso, sulla piattaforma del GSE (Gestore Servizi Energetici) e, successivamente, applicano un margine di profitto prima di vendere il gas all’utente finale.

Ciascun consumatore finale, inoltre, da quando è stato introdotto il mercato libero, ha la possibilità di scegliere l’azienda che propone l’offerta economica che meglio risponde alle proprie esigenze economiche. Sebbene, infatti, il costo del gas può oscillare fino a un tetto che è definito dal mercato internazionale e dall'ARERA, ciascuna compagnia fornitrice ha la facoltà di intervenire sul prezzo per riservare offerte più o meno vantaggiose all’utente. Il prezzo, in ogni caso, è sempre condizionato dal prezzo iniziale della materia prima: quando il costo del gas si alza, di conseguenza si incrementano anche tutti gli altri costi della filiera, ivi incluso quello della bolletta che l’utente dovrà pagare a ricezione avvenuta.

Accanto al costo della materia gas, quindi, ci saranno i costi di commercializzazione e vendita, gli oneri di distribuzione, quelli di sistema, più imposte ed accise varie.

Fonti esterne

  • https://www.snam.it/it/chi-siamo/infrastrutture-snam/index.html
  • https://www.geopop.it/come-si-estrae-il-gas-vi-mostriamo-i-processi-di-estrazione-e-trattamento-di-una-delle-principali-fonti-di-energia/
  • https://eniscuola.eni.com/assets/documents/ita/eniscuola/energia/gas-naturale/EstrazioneTrasporto.pdf
  • https://www.snam.it/it/home.html
  • https://www.milanofinanza.it/news/spiegazione-come-funziona-mercato-gas-approvvigionamento-vendita-fasi-filiera-202311090909424381

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